Intervista: Taverna, la tradizione italiana (Il Gazzettino)

Il pianista di Caorle martedì e mercoledì alle Sale Apollinee

Venezia. Alessandro Taverna, pianista cresciuto a Caorle ma orgogliosamente veneziano nel cuore, si può considerare l’erede della grande tradizione italiana: a eleggerlo fiero prosecutore del mito di Arturo Benedetti Michelangeli, il prestigioso quotidiano “The Independent”. «Mi ha fatto enorme piacere ovviamente – si schernisce Taverna – ho affrontato il paragone con un sorriso, non andrebbero scomodati mostri sacri: mi preme però sottolineare che proprio a maestri come Benedetti Michelangeli, cui oggni non moltissimi guardano, ci si dovrebbe riferire ancora, e avviare una riflessione sui tratti distintivi della scuola italiana». Sui quali Taverna non ha dubbi: «L’eleganza, l’attenzione al fraseggio, il belcanto che tutti ci riconoscono, un tratto di signorilità oggi passato un poco di moda, ma non per tutti».

Alessandro Taverna sarà il protagonista del doppio concerto che martedì 2 e mercoledì 3 luglio, alle 20, si terrà nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, all’interno della Stagione “Musikàmera”, programma di sala Chopin, Ravel, Debussy, Schumann. Un omaggio a Venezia sin dal titolo “Liquidità e maschere”. Si ascolteranno di Chopin la “Barcarolle in Fa diesis maggiore, op. 60”, di Maurice Ravel i cinque “Miroirs”, di Claude Debussy “L’isle joyeuse” e di Robert Schumann “Davidsbündlertänze (Achtzehn Charakter-stücke), op. 6”. Idealmente presente l’elemento acquatico: «Di Chopin ho scelto la “Barcarola” – prosegue Taverna – che scrisse pur non visitando mai Venezia, ma in omaggio alla città lagunare, al canto del gondoliere».

Tornare ad esibirsi al Teatro La Fenice, a distanza di un anno, non significa per il pianista provare meno emozione: «La Fenice è un traguardo assoluto: ricordo che mi spiacque quando, non ancora ventenne, partecipai al “Premio Venezia” con i concerti che però si tennero al Malibran: il teatro allora era in ricostruzione». Il Premio, promosso dalla Fondazione Amici della Fenice, rappresenta per Taverna una opportunità tuttora unica: «Una rampa di lancio privilegiata – aggiunge – una forma illuminata di mecenatismo portata avanti dalla presidente Barbara di Valmarana come una sorte di missione». Taverna appartiene ad una generazione di eccellenza, quella dei trentenni, non così frequente nei palcoscenici: «La società e il sistema culturale – conclude – portano a consumare velocemente il “prodotto”, con uno sguardo sui più giovani, magari ventenni, sui quali viene spesso applicata la fuorviante logica “fuori uno, avanti un altro”…».

Riccardo Petito

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