Intervista: Taverna nella sua Portogruaro (Il Gazzettino)

Al via la 38esima edizione del festival internazionale di Musica, da oggi al 17 settembre, a cura della Fondazione Musicale Santa Cecilia, con concerti, masterclass ed esibizioni di studenti

Si aprirà con il pianoforte di Alessandro Taverna la 38. edizione del Festival internazonale di Musica di Portogruaro: da oggi al 17 settembre la Fondazione Musicale Santa Cecilia propone, in un momento difficile, un programma con aperture al territorio circostante per riportare – con ogni precauzione – il pubblico in sala. Il rievocativo titolo “Trasfigurazioni celesti” si sviluppa in oltre trenta concerti, più masterclass internazionali ed esibizioni di studenti. Fra gli importanti nomi al Teatro comunale “Luigi Russolo”, sempre alle 21, ad agosto la FVG Orchestra – Istituzione musicale e Sinfonica del Friuli Venezia Giulia, con Luca Vignali all’oboe (lunedì 24), l’Ex Novo Ensemble (giovedì 27), i Solisti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (lunedì 31); a settembre il Quartetto Prometeo (giovedì 3), la pianista Gloria Campaner (giovedì 10), e per il concerto finale l’Orchestra di Padova e del Veneto (giovedì 17). Assai atteso sempre al Teatro comunale “Luigi Russolo”, stasera alle 21, il recital di uno dei più apprezzati pianisti odierni: Alessandro Taverna, originario di Caorle e formatosi proprio a Portogruaro, da cui è iniziata la straordinaria e premiata carriera di solista.

Taverna, per lei quello di sabato si potrebbe definire un “ritorno”

«Infatti, e non nascondo l’emozione: alla Fondazione Musicale Santa Cecilia ho compiuto tutto il “cursus honorum”, da allievo a diplomato e oggi insegnante presso la Scuola di Perfezionamento, attività che svolgo anche presso il Conservatorio di Trieste e a cui si aggiungerà, da settembre, la docenza all’Accademia Pianistica di Imola, altro luogo importante della mia formazione.

Si tratta della sua seconda esibizione in pubblico post-lockdown.

«Dopo il mio recente concerto alla Fazioli Concert Hall di Sacile, l’apertura del Festival di Portogruaro ha per me un forte significato – non solo simbolico – della volontà di ripresa degli spettacoli dal vivo; le misure di sicurezza attivate dagli organizzatori consentiranno di riaccostarsi alla musica dei grandi compositori dentro un teatro con serenità e sicurezza. Un bel messaggio: la vita deve ricominciare anche nel settore della musica classica, che è stato fortemente penalizzato.»

Come ha trascorso la pandemia?

«Non mi sono annoiato, anzi: di per sé la musica è già un’attività solitaria e molti di noi hanno approfittato della “clausura” per approfondire repertori e studi, proseguendo il ruolo di docenti tramite lezioni on-line, scoprendo pure risvolti tecnologici prima solo approcciati. Non mi sono mancate richieste di testimonianze e interventi musicali (ad esempio un ciclo di trasmissioni con la Rai del Friuli Venezia Giulia) e nonostante qualche inevitabile problema legato non tanto al parlato, ma a frequenze e armonici del pianoforte non sempre percepibili con i sistemi domestici di videoconferenza, nell’insieme tutto ha funzionato.»

Ha scelto per il suo recital un repertorio di grande impegno virtuosistico, da Beethoven, Brahms, Liszt.

«Mi sono chiesto come potevo restituire in ambito pianistico la suggestione del tema “Trasfigurazioni celesti”, e ho deciso di affrontare il binario della trasfigurazione del virtuosismo in chiave espressiva. Il primo brano, la Sonata n. 21 in do maggiore “Waldstein” di Beethoven, pensato anche come omaggio al grande maestro di Bonn nel 250° anniversario della nascita, ne è un esempio; così come le Variazioni su un tema di Paganini op. 35 (I e II Libro) di Brahms, un riconosciuto paradigma di difficoltà tecniche che, tuttavia, non sovrastano la forte componente espressiva. Infine la trascrizione di Franz Liszt dell’Ouverture de l’opéra Guillaume Tell de Rossini (S 552), che conferma l’insuperabile capacità del genio ungherese nelle trascrizioni operistiche.»

Nei numerosi riconoscimenti che le sono stati tributati, il celebre quotidiano britannico The Independent l’ha nominata erede del sommo Arturo Benedetti Michelangeli, accostamento sostenuto da più parti. Caratterialmente però, certa “seriosità” di quest’ultimo diverge dalla percepibile cordialità di Alessandro Taverna.

«Benedetti Michelangeli ha incarnato la figura dell’asceta: è vero che il suo lavoro di ricerca incessante, appassionato e approfondito, che posso dire di condividere, l’ha portato – credo anche per il suo carattere – a isolarsi. Approfondendo però la figura – e me ne ha parlato anche una sua famosa allieva che vive a Londra e che ho avuto il privilegio di conoscere, Noretta Conci – si scoprono lati di grandissima umanità del maestro: in particolare verso gli allievi, ai quali concedeva pure lezioni gratuite, grande sostenitore qual era del principio che la musica debba essere un diritto di tutti. Una lezione di umanità che anch’io cerco di seguire.

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