Review (Il Corriere Musicale): Fabio Luisi e Alessandro Taverna tra Liszt e Strauss

Due felici sorprese, quelle che hanno contraddistinto il recente concerto della Filarmonica della Scala, messa a dura prova da un’abbinata straussiana che richiede a qualsiasi orchestra uno studio e una abilità delle singole sezioni non comune, ivi compreso l’abnorme ruolo del primo violino – eccellente Francesco De Angelis – che è costretto a seguire gli estri del grande Richard II fino al punto di affrontare, nello Heldenleben, una specie di vero e proprio Concerto per violino e orchstra. Fabio Luisi, direttore che in passato ha dovuto anche navigare controcorrente a causa di una malevola e ingiusta presa di posizione critica sulle sue effettive capacità professionali, ha proposto due momenti di straordinario impatto (oltre alla già citata “Vita d’eroe” si è ascoltato in apertura il Don Juan) con una sicurezza e un piglio che vanno ben al di là di una pur ottima capacità di concertazione.

Anche nel gesto Luisi è apparso completamente immerso in questa musica che sembra collocarsi sul confine tra slancio romantico, tensione di ricerca e un poco di retorica (che in Strauss non è mai assente). E la partecipazione così viva e personale di Luisi, abbinata all’eccellenza del risultato, non può che meritare una lode senza riserve.

Il momento centrale del programma era dedicato al Secondo Concerto di Liszt, pagina questa sì di un romanticismo estremo fatto dgenuini languori e di bombastiche espressioni di giubilo dove il solista e l’orchestra dialogano assieme, spesso scambiandosi anche i ruoli di protagonismo. Pianista di grande livello è stato Alessandro Taverna, 33 anni, una bella carriera alle spalle e un futuro – a giudicare da quanto si è appena ascoltato che si promette rico di ulteriori traguardi.

Dall’ascolto in sala si sono ammirate sia le qualità puramentre strumentali, illustrate da un suono sempre molto bello e ricco di sfumature, capace di una proiezione magnifica in un teatro dall’acustica notoriamente poco indulgente verso i pianisti, che quelle di comprensione di una partitura che è spesso difficile da governare appieno a causa della presenza di quegli elementi contrastanti cui abbiamo accennato.

Taverna ha anche la capacità di esibire i tratti di un’eleganza che sottolinea una palpabile somiglianza con certe raffigurazioni ottocentesche del Liszt al culmine della propria fama di virtuoso . Eleganza che si traduce anche nell’assetto alla tastiera e persino nel suono e nella levigatura del fraseggio. Grande successo, confermato dalla scelta del bis, la Parafrasi su motivi del Rigoletto, omaggio più che evidente al Teatro che è stato protagonista sia del successo del titolo verdiano che delle esibizioni, oggi troppo dimenticate, del Liszt concertista in anni oramai lontani.

Luca Chierici

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