Review: Alessandro Taverna, un pianoforte lirico (L’Arena)

Ottima la sua lettura di Chopin. I Cinque Virtuosi hanno accompagnato la partitura con precisione. Teatro Ristori affollato e partecipe l’esibizione del trentacinquenne concertista veneziano

I Concerti Brunch del Ristori sono indubbiamente una formula accattivante, che fanno gustare novanta minuti di ottima musica prima di farti sedere a tavola, nello stesso luogo dell’ascolto. E il numeroso pubblico che ormai li sceglie, come è successo ieri domenica, ne sono una chiara dimostrazione. Se poi l’ascolto viene gratificato dai due famosi Concerti per pianoforte di Chopin, il successo è garantito già in partenza.
Sono opere di un musicista appena ventenne e create con uno stile personalissimo nel modo inconfondibile di melodizzare e nello slancio poetico che caratterizza il trattamento dello strumento, dove la parte solistica è preponderante e la forma, libera, quasi a trattarsi di una grande fantasia per pianoforte, con un accompagnamento di archi discreto sul fondo.
Le due pagine sono state eseguite nella versione originale (non per orchestra) con il pianista Alessandro Taverna e le cinque prime parti di archi de I Virtuosi Italiani, salutati da una messe di applausi intensissima.
Il trentacinquenne concertista veneziano Alessandro Taverna, messo duramente alla prova (i due brani sono stati eseguiti di seguito senza soste e senza spartito per il solista) ha mostrato, risolutamente e ancora una volta, di quale pasta è fatto il suo pianismo: tocco incisivo, tecnica sopraffina, ampio volume di suono, una ricca tavolozza timbrica e dinamica, qualità
del cantabile, l’arte del fraseggio, il senso della misura, ma soprattutto una rara intelligenza musicale. Nel suo Chopin si fondono eleganza, tensione
drammatica ed abbandono lirico.
Il lirismo dei movimenti lenti possiede poi una commovente intimità, delineando uno spazio magico in cui il canto del suo pianoforte avviene soprattutto nel Larghetto del Concerto n° 2 in fa minore che sembra ondeggiare nel vuoto del tempo, sognante e leggero. Nei movimenti finali Taverna presenta il suo virtuosismo su un piatto d’argento, con brillantezza
e misura. Concluso poi la sua esibizione concedendo come bis una simpatica epersonale trascrizione della celebre Stille Nacht (veniva cantato per la prima volta esattamente duecento anni fa) mischiandola con altri celebri canti natalizi.
I cinque Virtuosi (i violinisti Alberto Martini e Luca Falasca, la viola Flavio, Ghilardi, il violoncello Leonardo Sapere ed il contrabbasso Rino Braia) hanno accompagnato la partitura con molta rifinitura e precisione (il compito era tutt’altro che semplice), agilità e con tempi giusti, non troppo affrettati né appesantiti in una inutile ricerca di un carattere maestoso.
Grande successo della mattinata.
• G.V.



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