Review: Taverna, dal labirinto di Schumann sino ai fuochi d’artificio di Brahms (Il Giornale di Brescia)

Molto applaudito il bravo solista italiano impegnato in un programma lungo e di particolare complessità. Particolare successo per le «Danze ungheresi». Prevista una differita su Rai Radiotre.

BRESCIA. Gradito ritorno al Festival, dopo il notevole successo dello scorso anno, per il pianista Alessandro Taverna, ieri sera applaudito al Teatro Grande in un poderoso programma dedicato a Schumann, Brahms e Clara Wieck.
Autentiche rarità erano i due Scherzi, op. 10 e op. 14, di Clara Wieck Schumann, moglie del grande compositore e, soprattutto, eccezionale protagonista dell’arte pianistica del suo tempo. Taverna ha felicemente caratterizzato le due fluide e gradevoli composizioni, rispettivamente all’insegna della delicatezza (n. 1) e di uno slancio appassionato (n. 2).
Ben altre insidie poneva all’interprete l’ampia «Humoreske» op. 20 di Robert Schumann, una delle composizioni più enigmatiche e labirintiche del maestro tedesco. Tra frasi musicali sussurrate, improvvise rincorse, ripiegamenti introspettivi, pensieri abissali, dolcissime reminiscenze, sorprendentifiammate, ostacoli tecnici infilati quasi a tradimento (per esempio nel passo in ottave al centro del veloce Intermezzo della terza parte), è davvero un attimo – per il pur scrupoloso solista – perdere la concentrazione e la bussola. Pericolo nel quale, in ogni caso, non è caduto il bravo Taverna, grazie al suo vigile senso architettonico e ad un’apprezzabile inclinazione per i momenti lirici, sempre opportunamente messi in evidenza.

Dopo l’intervallo è stata la volta di Brahms con un singolare abbinamento: dapprima una scelta di sei popolari «Danze ungheresi» nell’inconsueta versione per pianoforte solo, poi le leggendarie «Variazioni su un tema di Paganini», che radunano notoriamente un concentrato di difficoltà pianistiche. Quanto a virtuosismo, d’altronde, non scherzano neppure queste «Danze ungheresi», per la loro scrittura assai densa che pare assegnare a due sole mani ciò che sembrerebbe richiederne almeno quattro.
Taverna ha affrontato entrambi i quaderni delle «Variazioni Paganini» con inclusione di tutti i ritornelli, ma opportunamente senza la replica del tema fra la prima e la seconda serie. Ricollegandosi idealmente allo spirito della «Humoreske», sono state sottolineate le oasi liriche, come le variazioni 11 e 12, all’interno di queste creazioni pirotecniche.
Un successo. Il numeroso pubblico ha applaudito il solista con particolare calore, specie nella parte brahmsiana del lungo e impegnativo recital. Ci sarà anche la possibilità di riascoltarlo,grazie alla trasmissione in differita
(in data da destinarsi) su Rai Radio 3.

Marco Bizzarini

Share:

Leave a Reply