Il passaggio di Galileo’s Journey, l’opera commissionata al compositore Ivan Fedele dal 39° Festival Internazionale di Musica di Portogruaro in coproduzione con il Conservatorio di Trieste, ha senz’altro segnato una nuova rotta nella storia della rassegna veneta, pur senza sconvolgere la fisionomia delle precedenti edizioni. Considerato ormai uno degli appuntamenti più attesi del Festival, anche quest’anno il Quartetto Prometeo si è esibito in un’interessante proposta musicale tra raffinate letture del passato, firmate da due grandi protagonisti del Novecento italiano, e due Quartetti di Beethoven (1 settembre).
C’è tutta l’essenza di Monteverdi nelle sonorità eteree di Stefano Scodanibbio che, nell’ultima delle Tre reinvenzioni dedicate al genio cremonese, sfiora vette difficilmente eguagliabili in termini di conquiste strumentali, intelligibilità del testo originario e coinvolgimento emotivo, il tutto racchiuso in un’esecuzione da incorniciare. Un inizio di programma molto suggestivo, che trova molteplici punti di incontro nelle rielaborazioni strumentali di Salvatore Sciarrino, tra l’altro maestro di Scodanibbio, di due Sonate di Domenico Scarlatti.
Alla moderna rilettura del passato sono seguiti i Quartetti op. 95 e 135 di Beethoven, capolavori del primo Ottocento capaci di guardare ben oltre il loro tempo. L’invito di Beethoven a cogliere il seme della modernità insito nei suoi lavori ha trovato pieno ascolto nell’interpretazione del Quartetto Prometeo, attento a sottolineare la densità della scrittura nei passaggi cantabili, al punto da far presagire la figura di Wagner, e il carattere ritmico dei tempi veloci, che in Bartók ha avuto l’erede più sensibile.
Il concerto di giovedì 2 settembre è forse l’appuntamento che più ha incarnato lo spirito di questa edizione del Festival, attenta a sostenere le realtà musicali più giovani soprattutto in questo difficile momento storico. Sotto questa luce si è posta la presenza al Teatro Russolo dell’Orchestra Giovanile Italiana, raggiunta sul palco dal direttore artistico del festival Alessandro Taverna nella veste di solista per il Secondo Concerto per pianoforte di Sain-Saëns. L’energia dell’OGI si è così sposata all’elegante visione del pianista il cui tocco brillava nelle oasi più poetiche del Concerto. Il serrato virtuosismo, poi, non ha perso di vista un attimo l’orizzonte espressivo, volteggiando ad ali spiegate sulle esplosioni sonore della compagine orchestrale per sostenerla al limite dell’udibile nelle parti di accompagnamento, in un’esibizione che dalla prima all’ultima nota ha letteralmente tolto fiato al numeroso pubblico in sala. Chopin come fuori programma e l’energica esecuzione della Sinfonia Italiana di Mendelssohn diretta da Pier Carlo Orizio, hanno infine concluso la serata.
Tra giovani promesse e musicisti affermati, il Festival si avvicina dunque all’evento conclusivo di giovedì 9 settembre che vedrà la violinista Anna Tifu insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius.
Alberto Massarotto
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